Cos’è il compressore e a cosa serve?
Come si utilizza?
Quali sono i migliori plugin per comprimere il suono?
Se ti stai ponendo almeno una di queste domande, allora questo post fa proprio al caso tuo.
Infatti, a breve riceverai una panoramica completa sulla compressione, su come funziona e quali sono i suoi aspetti principali.
Ti verranno poi spiegati i due motivi principali per cui si comprime il suono e una procedura generica per regolare i parametri di un compressore.
Infine, nell’ultima parte del post c’è pronto per te un elenco di alcuni tra i migliori plugin per comprimere le tue tracce audio.
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Panoramica sulla compressione
[bctt tweet=”Penso che il suono delle registrazioni moderne oggi sia la compressione (cit. Jerry Finn)”]
Possiamo certamente affermare che, al giorno d’oggi, utilizzare correttamente o meno un compressore possa fare la differenza tra un mix professionale e uno che ha valore competitivo pari a zero.
Generalmente, l’effetto finale della compressione è quello di rendere il suono più ricco, potente e controllato.
Il costo consiste in una riduzione della dinamica, che, a seconda del tipo di musica, assume un ruolo più o meno importante.
Un buon tecnico del mix è in grado di comprimere i suoni in modo equilibrato, cercando di dare al suono la potenza che serve, senza ridurre la dinamica in modo eccessivo.
Tanto per rendere l’idea, vediamo un esempio di mix in cui tutte le tracce passano attraverso uno o più compressori.
Sentiamo adesso lo stesso identico progetto in cui l’unica differenza rispetto a prima è che tutti i compressori sono disattivati.
Interessante, vero?
Ma vediamo di capire come funziona un compressore.
Cos’è il compressore e come funziona
Essenzialmente, il compressore ha lo scopo di controllare e regolare in modo automatico il livello del segnale che riceve in input.
Per farlo, tiene conto principalmente di due parametri:
◊ threshold (soglia);
◊ ratio (rapporto).
La threshold rappresenta il livello minimo del segnale di input necessario ad attivare il compressore.
Ciò significa che se la threshold è impostata -5 dB, il compressore si attiva solamente quando il segnale di input raggiunge o supera i -5dB.
Quando il segnale di input ha livello inferiore a -5dB, il compressore manda in output il segnale che riceve in input senza apportarvi (teoricamente) alcuna modifica.
Cosa succede quando il livello di input supera la threshold e, quindi, il compressore si attiva?
Quando il compressore si attiva, di fatto va a modificare l’ampiezza del segnale di input, secondo il valore del parametro ratio.
La ratio non è nient’altro che il rapporto tra segnale di input (X) e segnale di output (Y), quindi una cosa del tipo X/Y (o X:Y).
Ciò che avviene a compressore attivo è che ogni X dB che entrano, ne escono Y.
Quindi, se per esempio la ratio è impostata a 4:1, allora, ogni 4 dB che entrano nel compressore, ne esce solo uno.
Allo stesso modo, se la ratio è impostata a 7:1, il compressore manda in output 1 dB ogni 7 dB che riceve in input.
Come già accennato, questa modifica di ampiezza avviene solamente quando il compressore si attiva, cioè quando il segnale di input supera la threshold.
Vediamo un esempio grafico
I seguenti grafici mostrano un esempio di come il compressore modifica l’ampiezza del segnale che riceve in input.
Nel primo grafico è illustrato il segnale in input, nel secondo la riduzione di guadagno effettuata dal compressore sul segnale in input, e nel terzo il segnale in output.
Altri parametri: attack, release, makeup
Threshold e ratio sono i due parametri fondamentali del compressore.
Tuttavia, molti compressori dispongono di ulteriori tre parametri, che sono attack, release e makeup.
I primi due parametri si misurano in millisecondi (ms) e determinano:
♦ la velocità con cui il compressore si attiva (attack) al superamento della threshold da parte del segnale in input;
♦ la velocità con cui il compressore si spegne (release) al ritorno del segnale in input a valori al di sotto della threshold.
Quindi, se per esempio attack è impostato a 30 ms, allora il compressore si rende operativo al 100% solamente 30 ms dopo che l’ampiezza del segnale in input supera la threshold.
Allo stesso modo, se release è impostato a 200 ms, significa che il compressore si spegne 200 ms dopo che l’ampiezza del segnale in input torna al di sotto della threshold.
I parametri attack e relase permettono di intervenire sul timbro del suono.
Infatti, grazie a questi due parametri, è possibile agire direttamente sull’inviluppo del segnale, impattando sull’incisività e sulla pienezza del suono.
Il parametro makeup, invece, serve semplicemente a regolare il guadagno del segnale in uscita.
L’introduzione di questo parametro nasce dall’esigenza di riportare l’ampiezza media del segnale in output allo stesso livello di quella del segnale in input.
Questo perché molti compressori analogici, in origine, tendevano a degradare l’intensità del segnale in input, mandando in output un suono a livello medio più basso.
Alti rapporti di compressione: limiting
Sicuramente avrai sentito parlare anche di un altro strumento, cioè il limiter.
Di fatto, il limiter è un compressore che ammette ratio molto alti, di solito superiori a 10:1.
Il suo scopo principale è quello di fare in modo che il segnale in input non superi mai una certa soglia.
Tipicamente, il limiter viene applicato alla traccia master per proteggere gli speaker da eventuali picchi di segnale.
Perché si usa il compressore
Adesso dovresti esserti fatto un’idea abbastanza chiara di cos’è e come funziona un compressore.
La domanda successiva è: perché si utilizza?
Il compressore essenzialmente può essere utilizzato per due motivi:
– controllare la dinamica, cioè ridurre i picchi di segnale ed enfatizzare le note musicali a minore intensità;
– “colorare” il suono, cioè renderlo più piacevole, attraverso l’introduzione di nuove componenti spettrali.
Controllo della dinamica
Per alcune tracce audio è importante che le note si sentano tutte molto bene, specialmente se i loro suoni costituiscono la parte ritmica dominante del brano (come ad esempio basso e batteria).
Se tra le note registrate in una traccia esiste troppa differenza di livello, il compressore si rivela uno strumento molto utile.
Infatti, attraverso un corretto settaggio, il compressore è in grado di ridurre il livello dei picchi ed enfatizzare le note che si sentono meno.
Questo in gergo si dice anche ridurre (o “accorciare“) la dinamica.
Nel caso del cantato, ad esempio, la riduzione della dinamica può essere utile per rendere più udibili le parole che si sentono meno.
Oppure, nel caso della batteria, può succedere ad esempio che una nota di rullante si senta meno rispetto alle altre.
Anche in questo esempio, il compressore viene in aiuto per uniformare il livello di intensità delle note del rullante.
Ma attenzione, è bene non esagerare, perché se si comprime troppo, si rischia di ottenere suoni troppo artificiosi e poco naturali.
Compressione come effetto
Come accennato, si può utilizzare il compressore anche come strumento per colorare il suono.
Questo è possibile perché molti compressori, specie quelli analogici, di fatto non hanno un comportamento del tutto lineare.
Ciò significa che non agiscono esclusivamente sul livello del segnale, ma ne modificano lievemente la forma dello spettro, intervenendo, quindi, sul timbro del suono.
Nei primi compressori analogici, la modifica del timbro non era un effetto ricercato.
Infatti, spesso si trattava di una conseguenza inevitabile dovuta alla loro circuiteria elettronica.
Tuttavia, molti compressori hanno fatto la loro fortuna proprio grazie alle loro non-linearità.
Tant’è che diversi compressori software vengono appositamente progettati per “colorare” le tracce imitando il suono dei loro antenati analogici.
Compressore su singolo strumento o su master
Il compressore può essere applicato sia su una singola traccia che su un bus in cui confluiscono più tracce.
Questo secondo caso ricorre tipicamente in fase di mastering, in cui si interviene sulla dinamica del suono, in modo da massimizzarne il livello di intensità.
Un altro caso in cui si comprime su bus avviene nel contesto dell’applicazione di un effetto chiamato compressione di New York.
Si tratta di un trucco che sfrutta la compressione per rendere il suono di batteria più potente.
Se ti interessa conoscere più dettagli, ti consiglio di leggere questo post sul mixing, in cui trovi, tra le altre cose, un esempio di applicazione di questo effetto.
Come regolare il compressore: regola generica
Il modo in cui si regolano i parametri di un compressore può variare a seconda del tipo di traccia audio a cui si applica e dell’effetto che si vuol ottenere.
Se il tuo obiettivo è comprimere il suono in modo lieve, allora puoi seguire la seguente procedura:
◊ imposta la ratio a valori bassi, tipo 4:1;
◊ imposta la threshold al valore massimo e riducila gradualmente fino ad ottenere una compressione media del segnale di input di 2 o 3 dB.
Se vuoi ridurre la dinamica in modo più significativo, puoi aumentare la ratio e/o ridurre la threshold, fino a raggiungere l’effetto desiderato.
Per regolare i parametri di attack e release, puoi procedere nel seguente modo:
◊ imposta attack al valore massimo e release al valore minimo;
◊ riduci il valore di attack fino a quando il suono comincia a diventare poco “piacevole”;
◊ aumenta il valore di release fino a quasi il valore massimo tale per cui il suono di una singola nota non copra quello della nota successiva;
◊ riascolta insieme agli altri strumenti e, se necessario, modifica i parametri ulteriormente.
5 compressori leggendari
Se hai letto fino a questo punto con attenzione, il funzionamento e l’utilizzo base del compressore non dovrebbero essere più un segreto per te.
Tuttavia, se hai bisogno di qualche chiarimento o se vuoi fare qualche osservazione, sentiti libero di commentare alla fine del post.
Un’osservazione, intanto, la vorrei fare io.
Abbiamo visto il principio di funzionamento generale dei compressori.
In pratica, però, non tutti i compressori funzionano esattamente allo stesso modo, né tanto meno rendono lo stesso suono.
Infatti, l’utilizzo di un compressore piuttosto che di un altro, può portare a risultati molto diversi.
Ma come scegliere quello giusto?
Potresti aver già allestito il tuo arsenale di compressori di fiducia, e, se è così, ti invito a condividere con gli altri lettori la tua esperienza, sicuramente gradiranno 🙂
Se così non fosse…allora procurati almeno uno dei fantastici 5 di cui a breve ti accennerò e stai tranquillo che non te ne pentirai!
Infatti, la mission del blog, se non la conosci ancora, è quella di accompagnare te e gli altri lettori nel viaggio verso il raggiungimento della massima qualità del suono.
E, proprio in quest’ottica, ti ho preparato un elenco di 5 plugin che imitano il suono di 5 compressori che hanno fatto la storia del mixing.
Ovviamente, quelli che ti elencherò non sono gli unici validi esistenti in commercio.
Ma se fra i tanti sceglierai almeno uno di questi, di sicuro potrai star certo di avere tra le mani uno strumento estremamente valido e di qualità.
Bene, ecco l’elenco.
API 2500
Tra i compressori più conosciuti e apprezzati nel mondo della Sound Engineering, l’API 2500 si caratterizza per versatilità e ampia parametrizzazione.
È un ottimo bus compressor, ideale, quindi, se si vuol dare ai mix un tocco di potenza in più.
Puoi trovare la versione plugin della Universal Audio al seguente link.
Anche la Waves ne ha sviluppato una sua versione, dal costo decisamente inferiore, che puoi trovare digitando “API 2500” nel form di ricerca che trovi a questo link.
LA-2A
Nato nel 1965 in casa Teletronix, il LA-2A è senza ombra di dubbio uno dei pochi compressori che ha fatto la storia.
È dotato di pochi controlli ed è perfetto per comprimere il suono di voce, basso, chitarra, batteria e, in generale, di singole tracce.
Anche in questo caso, puoi trovare la versione plugin del compressore prodotta da Universal Audio cliccando al seguente link, oppure quella di Waves digitando “CLA-2A” nel form di ricerca a quest’altro link.
UREI/UNIVERSAL AUDIO 1176
L’Urei/Universal Audio 1176 è un altro prodotto leggendario, che dal 2008 vanta la presenza nella TECnology Hall of Fame.
Si caratterizza per la capacità di aggiungere colore e brillantezza al suono, senza “sporcare” il segnale.
La versione plugin della Universal Audio puoi trovarla a questo link, mentre quella della Waves la trovi digitando “CLA-76” nel form a questo link.
SSL G-SERIES BUS COMPRESSOR
Tanto per restare in tema di strumenti leggendari, il compressore SSL-G Series Bus nasce insieme alle mitiche console della serie SSL-G, famose per essere state utilizzate nel mixing di brani che hanno fatto la storia della musica pop.
Questo compressore, come suggerisce il nome, è particolarmente indicato come bus-compressor.
Puoi trovare il plugin che imita il suono del SSL G-4000 bus compressor nelle versioni Universal Audio e nella versione Waves (per ottenere quest’ultima, basta digitare “SSL” nel form di ricerca e scegliere il pacchetto SSL 4000 collection).
Se ti può interessare, questo post mostra un esempio di applicazione del mitico compressore per migliorare il suono della traccia di batteria.
Fairchild 670
L’ultimo compressore di cui ti voglio accennare è il Fairchild 670, anche questo uno dei più apprezzati e storicamente riconosciuto tra i migliori.
È un compressore dall’utilizzo molto versatile, perché può essere applicato sia sulle singole tracce, che sull’intero mix.
La versione della Universal Audio la trovi a questo link, mentre quella della Waves puoi ottenerla digitando “Puigchild” nel form di questo link.
Conclusioni
La compressione è un argomento molto interessante ed attuale.
Puoi avere tra le mani il progetto musicale del secolo, a prova di qualsiasi classifica, ma se decidi di non utilizzare compressori o se non li utilizzi in modo corretto, il valore commerciale del brano si azzererebbe in un attimo.
Poi, se non ti importa di finire in classifica va bene lo stesso, ma questo è un altro discorso 🙂
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A presto e buona musica,
Fabio